Oltre il 50% della popolazione mondiale vive nei centri abitati ed entro il 2050 questa percentuale raggiungerà il 70%.
Sono quindi gli abitanti delle città a consumare la maggior parte del cibo prodotto nel mondo, con tutto quello che comporta in termini di uso del suolo, utilizzo di acqua dolce ed emissioni di Co2.
Il compito di chi governa è quello di mettere in campo – oggi – politiche alimentari in grado di affrontare gli scenari futuri, affinché cibo buono, pulito, giusto e sano possa essere disponibile per tutti.  

Senza una profonda trasformazione del sistema alimentare urbano, quindi, non potrà esserci sicurezza alimentare e non potrà verificarsi alcuna transizione ecologica. 
Per questo, va seguito con attenzione il percorso delle città che hanno deciso di dotarsi di una politica del cibo (food policy), mettendo insieme soggetti diversi per raggiungere obiettivi fondamentali, come la lotta agli sprechi, la promozione di diete sostenibili, il riavvicinamento e l’integrazione del contesto urbano con la campagna circostante.  

«In questo tempo di cambiamento climatico e crisi ambientale, di smarrimento sociale, culturale e politico le città devono mantenere un ruolo centrale nelle strategie politiche del cibo» sottolinea Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow food Italia.
«La generatività sociale che riparte dal cibo trova riscontro nell’agire personale e collettivo.
L’impegno dei cittadini nella propria imprescindibile responsabilità umana e civica, dentro una comunità viva e reattiva è già in moto e rappresenta uno sguardo di fiducia concreta nel futuro.
Questo sta accadendo in moltissime città del mondo, non solo nelle 225 città firmatarie del Milan urban food policy pact. Roma Capitale ha abbracciato le food policy con un lavoro importante, partito dal basso e molto partecipato, e rappresenta simbolicamente il nuovo corso storico che dopo Expo 2015 rinnova la sua alleanza tra le persone, tra le città e le aree metropolitane tra la campagna e le nuove geografie».  

Per Enrica Onorati, Assessora Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari Opportunità della Regione Lazio «la promozione e la valorizzazione del buono, del pulito e del giusto sono le basi su cui da anni abbiamo costruito la nostra collaborazione istituzionale con Slow Food che ci ha visto protagonisti come Regione Lazio nelle diverse iniziative internazionali e nazionali promosse dal movimento fondato da Carlo Petrini. Creare momenti di condivisione culturale aiuta a stimolare e favorire il cambiamento delle abitudini alimentari delle persone, contribuendo in tal modo alla salvaguardia dell’ambiente e dell’equità sociale. Siamo fieri come amministrazione di esser stati scelti come partner dell’Anteprima di Terra Madre, il primo di una serie di eventi che ci porterà a Terra Madre Salone del Gusto, che si terrà a Torino dal 22 al 26 settembre, e che Roma ospiti l’assemblea nazionale di Slow Food.
Il prossimo mese lanceremo con Arsial la call per la raccolta di adesioni alla manifestazione di settembre dove porteremo le eccellenze del Lazio con i prodotti e le storie delle nostre produttrici e dei nostri produttori».  

L’assessora all’Agricoltura, all’ambiente e al ciclo dei rifiuti di Roma Capitale Sabrina Alfonsi ha ribadito: «una scelta importante di Slow Food Italia, quella di investire su Roma, sostenendo un percorso che la Capitale ha intrapreso includendo la Food Policy nel mio assessorato. Il lavoro fatto in questi mesi ci ha portati a “Terre e Città” dove si è svolto il “Food Social Forum”. Una giornata di partecipazione, condivisione di proposte, buone pratiche, confronto di idee e oggi questo convegno, che mette ancora una volta la politica del cibo al centro del dibattito.   La Food Policy – ha continuato – è fondamentale per lo sviluppo e la sostenibilità delle zone urbane e intreccia diversi settori, per questo dobbiamo lavorare in squadra con tutti gli assessorati. Il fatto che Slow Food Italia abbia scelto la nostra città come punto di partenza, per raccontare le attività che si possono intraprendere nell’agricoltura, dimostra che Roma si è rimessa in moto e può diventare un modello nazionale e internazionale di sostenibilità anche in questo settore».   
 
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