Di Ugo Perugini
Chi non ricorda la famosa affermazione, efficace anche se piuttosto volgare: “comandare è meglio che…”? Qualcuno, probabilmente potrebbe incautamente sostenere che, nei nostri Paesi democratici, oggi la maggioranza dei processi di “decision-making” è sempre collegiale, sottoposta a vari controlli e verifiche e, quindi, mai affidata solo a una persona.
Il potere nelle mani di pochi: un’analisi critica
Naturalmente, è un’affermazione, oltreché ingenua, per lo meno utopica. Sappiamo tutti che esistono persone che dispongono di grande potere, nel mondo degli affari e all’interno delle aziende, le cui decisioni, spesso prese “in solitaria”, hanno poi effetti di vasta portata sulle loro organizzazioni, sui dipendenti e anche sugli stessi consumatori e cittadini.
La ricerca americana sul potere e l’ascolto
Come al solito, gli studiosi americani, molto pragmatici, hanno svolto alcune interessanti ricerche per arrivare a una conclusione che ognuno di noi, in cuor suo, e magari anche sulla propria pelle, già conosceva: e cioè che le persone dotate di potere sono poco propense ad ascoltare i consigli di altri, nella fattispecie dei propri più vicini collaboratori, quando devono prendere una decisione.
Distinzione di genere nel potere e fiducia
Aggiungiamo un corollario interessante che riguarda la distinzione di genere. Le donne, anche se esercitano un grande potere, suscitano in generale minore fiducia rispetto agli omologhi colleghi maschi; d’altra parte risultano sempre molto più disponibili degli uomini ad accogliere idee e proposte che pervengano da altre persone.
Evitare le trappole del potere: strategie organizzative
Come fare allora per evitare queste conseguenze che possono anche rivelarsi esiziali per il futuro di un’impresa? La soluzione più razionale, è quella di fare in modo che la struttura organizzativa, fin dalle prime fasi del processo decisionale e prima che chi ha il compito di decidere si sia potuto formare una propria opinione o abbia la possibilità di esprimere pubblicamente i propri commenti, faciliti la raccolta di informazioni, dati e consulenze necessarie a creare un quadro il più possibile esaustivo della situazione.
Conclusione: la decisione finale e la responsabilità
A quel punto, se tutte le variabili sono state ponderate nel modo più opportuno, è giusto che tocchi a lui prendere la decisione definitiva, assumendosi insieme ad essa la relativa responsabilità. Ma questo è tutto un altro discorso…
Per approfondire il tema del potere e delle dinamiche decisionali in contesti organizzativi, visitate questo articolo sull’Harvard Business Review.